Simbolo di “salentinità” ed emblema di semplicità e gusto, è la “friseddha” (frisa) pugliese, un prodotto da forno ormai conosciuto in tutto il mondo, che affonda le sue radici nel passato, senza che il tempo ne abbia però scalfito la tradizione.
La terra rossa, gli ulivi, il sole che brucia, il mare cristallino e la #frisa. Sono davvero in pochi a non conoscere la tipica frisa salentina, prodotta ormai in tutta la regione Puglia e il sud Italia. L’impasto di grano duro, preparato con sapiente rituale, secondo le ricette di un tempo, con semola, acqua, sale e lievito naturale, viene poi arrotolato a ciambella e cotto ad elevate temperature in forni a legna per pochi minuti per una pre-cottura. Ancora tiepidi i pani vengono tagliati con un fili sottili in due dischi, con il risultato di una superficie ruvida e irregolare, e rimessi in forno per una seconda volta, per completare il processo di cottura. La frisa si presenta di una consistenza abbastanza croccante, e va condita e gustata solo dopo averla tenuta qualche secondo a mollo in acqua. Da qui la tipica “frisa sponzata”. Un tempo la frisella di farina di grano era riservata esclusivamente alle tavole dei più abbienti, mentre il resto della popolazione poteva consumare quelle fatte con orzo e grano mixati. Ma questo, ormai, non resta che un mero ricordo, poiché oggi sempre più chef stellati la reinventano e la propongono nelle sue versioni più gourmet. E’, infatti, da secoli è sulla tavola di tutti e in tante varianti, dalla frisa di grano arso a quelle impastate con farina integrale, da quelle di farro a quelle di kamut, da quelle senza glutine per celiaci a quelle di farina ai multi creali. In passato in Puglia si usava bagnare le friselle direttamente in acqua di mare per poi condirle con olio e pomodoro. Infatti, era un ottimo pasto da viaggio dei pescatori “il pane dei pescatori”, e la loro forma a ciambella, non a caso, era stata studiata per facilitare la conservazione e il trasporto infilate in una corda, come una collana, e appese. Alcune fonti storiche menzionano la frisa come “pane dei Crociati” in quanto cibo più consumato dalle truppe cristiane che salpavano dai porti pugliesi alla volta della Terra Santa, e conservavano questo pane duro e rugoso adatto a lunghi periodi di conservazione, nelle stive in previsione del lungo viaggio. Sta di fatto che la frisa è ottima sia a pranzo che a cena, è da molto ritenuto una valida alternativa al pane. Condita a piacimento è da considerarsi un pasto unico e completo, veloce da preparare ed anche economico. Piatto semplice, fresco e saporito, è consumato soprattutto sulle tavole e spiagge pugliesi. Tutti i turisti in vacanza nel Salento ordinano per pranzo la classicissima frisa, “inno dell’estate”, condita con pomodorini, olio, basilico o origano. Cosa c’è di più genuino e fresco, da gustare di fronte ad un mare mozzafiato tutto pugliese?