La terra di Puglia nasconde tantissimi segreti, che si perdono nella notte dei tempi. Storia millenaria dell’uomo raccontata attraverso giganti di pietra, #Menhir e #Dolmen, monumenti megalitici tra i più emblematici e rappresentativi, spesso avvolti da curiosità e misteri delle tradizioni popolari, contaminate dalle superstizioni.
A sud della #Puglia, nel Salento, è situato #Giurdignano, paesino minuscolo ed incantevole a pochi km da Lecce. Un borgo dal sapore antico, abitato fin dall’età del bronzo, e con la più alta concentrazione in Italia di splendidi esempi di dolmen, menhir e pietre antiche, tanto da essere denominato di “Giardino megalitico d’Italia”. E’ un territorio di grande rilevanza storica e archeologica, proprio grazie alla presenza di tracce di civiltà antichissime che vi si sono insediate in epoche remote.
Un tempo, il paese di Giurdignano era un castello della città di #Otranto, utilizzato come quartiere militare da alcuni soldati dell’esercito romano. Molte, poi, sono le tracce del periodo successivo e dell’architettura di origine romanica e medievale, come la splendida cripta di San Salvatore, un ipogeo scavato nel tufo e interamente decorato da affreschi. Inizialmente il luogo era dedicato a San Rocco che, secondo la tradizione, salvò Giurdignano dalla peste del Seicento. Molto particolare il soffitto, caratterizzato da volte scolpite in maniera tale da simulare una cupola con croce greca.
Ancora, il Palazzo Baronale, posto nella piazza del Municipio, eretto come fortezza agli inizi del XVI secolo contro le incursioni dei Saraceni, e l’Abbazia di Centoporte, così chiamata per le numerose aperture visibili ancora sulle sue rovine. La costellazione dei megaliti giurdignanesi, posti sia nell'abitato che nelle campagne, è davvero uno spettacolo incredibile, una testimonianza unica di un’epoca molto lontana, che ogni anno attira numerosi turisti nazionali e stranieri. All’ingresso di Giurdignano svetta un altro menhir alto più di due metri, dedicato a San Paolo, con affreschi di Maria e degli apostoli Pietro e Paolo.
Molto originale è l’affresco che rappresenta la ragnatela della tarantola che con il suo morso avvelenava le donne, da cui poi il fenomeno esorcistico delle “tarantolate”, protette da San Paolo. Di “menhir”, con altezze anche superiori ai venti metri, se ne contano addirittura 19, sparsi in tutto il territorio di Giurdignano, come quello della Madonna di Costantinopoli, nei pressi dell’omonima chiesa, nel pieno centro storico del borgo. Di grande importanza storica è anche il menhir San Vincenzo, di oltre 3 metri e mezzo. Anche i “dolmen” sono ampiamente rappresentati in questa zona. Si tratta di antiche tombe costituite da due pietre verticali sulle quali poggia un architrave orizzontale. Tra i più famosi di Giurdignano ci sono sicuramente i “dolmen Grassi”, due strutture contrapposte, di cui solo una ancora in buono stato. Stupefacente è anche “dolmen Chiancuse, una tomba ormai crollata su sé stessa, ma che in origine molto grande.
Dal non trascurare la visita alla affascinante necropoli di età imperiale risalente al II o III secolo d.C. che ci racconta passo, passo, il suo vivace passato e al frantoio ipogeo che tra l’anno Mille e fino ai primi del ‘900 era fonte di grandi ricchezze, come un po' tutti i frantoi salentini. Pare che dai sottoprodotti della torchiatura nei frantoi salentini nacque anche il celebre “sapone di Marsiglia”. A Giurdignano non ci si nutre solo d’arte.
Ogni anno, tra il 18 e il 19 marzo, si celebra un antichissimo rito, conosciuto come le “Tavole di San Giuseppe”, veri e propri pranzi offerti in onore del Santo come voto o richiesta di grazia. Devozione e folklore coinvolgono tutto il paese in attesa che arrivi la Pasqua.