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Storia di Ceglie del Campo, l'antica "Kailìa"

Evelina Giordano

Raccontare la storia, le leggende e anche i tesori di un luogo, sicuramente sollecita la curiosità e la conoscenza di quanti ignorano le radici di un territorio. Avvicina alla scoperta di testimonianze di civiltà, di inestimabile valore culturale e patrimoniale, che hanno determinato la nascita, la gloria e il progresso, e poi il declino di alcune realtà, magari non completamente scomparse, ma sicuramente trasformate nei secoli.

La storia di Puglia è molto articolata per via delle tante popolazioni che si sono avvicendate, partendo dai Greci, per poi lasciare il posto ai Romani, ai Goti, ai Longobardi, ai Normanni, ai Bizantini, Angioini e Aragonesi. Ogni popolo, al proprio passaggio, ha lasciato indelebili tracce su tutto il territorio.

In pochi conoscono l’antica Caelìa o Kailìa peuceta nata circa tremila anni fa, oggi conosciuta come Ceglie del Campo facente parte del IV municipio della città di Bari, e definita la “Madre di Bari”. Fondata agli Illiri intorno al IX secolo a.C., e frequentata già in età protostorica, fu abitata dai Peuceti, il popolo sub-Japigio che visse il barese prima della venuta di Roma. Ceglie occupava una posizione strategica posta tra due percorsi fluviali, allora navigabili e con diversi approdi, oggi chiamate lame, “la Fitta e il Picone”, e per secoli fu uno dei centri abitati più floridi e importanti della Puglia.

Il ritrovamento di diverse monete in argento e bronzo del III secolo a.C. racconterebbe come Ceglie fosse, infatti, egregiamente inserita nell’economia dei mercati e occupasse una posizione di rilievo in epoca magno-greca, come anche in quella romana, al tempo in cui Kailìa fu battezzata “civitas sociorum”.


Al pieno sviluppo raggiunto in età ellenistica dall’antica e gloriosa Ceglie, dimostrato dal rinvenimento di numerose tombe dai ricchi corredi funerari, farà seguito un lento declino verificatosi, si presume a partire dal II sec. d.C., con la progressiva affermazione della città di Bari e del suo porto. Sovrapposizioni e riedificazioni hanno alterato sostanzialmente il volto dell’antica Kailìa, di cui sono rimaste solo alcune tracce che testimoniano la millenaria storia, come l’estese mura megalitiche di circa cinque chilometri, diversi ipogei e profonde caverne naturali o scavate dall'uomo, e necropoli del VII e VI sec. a.C. le cui tombe quasi tutte nel tempo depredate.

Numerosi reperti archeologici di grande valore, tra cui vasi e pregevoli terrecotte raffiguranti figure, oggi appartengono a collezioni private e Musei di tutto il mondo, da quelli pugliesi il “Santa Scolastica di Bari, lo “Iatta” di Ruvo e il “Marta” di Taranto fino a Berlino, Londra, Parigi, Mosca e Boston. Un patrimonio ricchissimo, culturale e storico, in un certo qual modo andato perso a causa del tempo o di eventi storici, che attesterebbe l’importanza e la ricchezza di questa cittadina e della sua lunga vita che si perde nella notte dei tempi, e che ha visto periodi di grande sviluppo e poi di decadimento.

Come sopra accennato, l’attuale Ceglie del Campo oggi fa parte della periferia della città di Bari ma, più recentemente e fino al 1928, ha anche vissuto una sua autonomia cittadina. Inizialmente, e fino al 1863, mantenne il solo nome di “Ceglie” ma, successivamente, per distinguersi da Ceglie Messapica, acquisì la denominazione di “Ceglie Antica”.


I cittadini cegliesi, devotissimi alla loro Vergine e protettrice Maria Santissima del Campo celebrata il 15 agosto, vollero presto ribattezzarla definitivamente con il nome di “Ceglie del Campo”. Del suo passato rimane, all'interno del centro storico, anche una struttura difensiva e di avvistamento, forse risalente all’XI sec. d.C., costituita da una torre quadrata affiancata nel corso degli anni dalla torre normanna, di ben 34 mt., che mostra ancora oggi tutta la sua bellezza, tra altezza e stemmi incastonati.


Un ulteriore torre angioina, di struttura tondeggiante e anch’essa con funzione di controllo, presenta la vista di alcuni archi con l’affaccio interno su un giardino pensile. Un tempo il castello è stato abitato da sei famiglie feudatarie che l’hanno trasformato sempre più. Oggi appare attorniato da altre abitazioni civili che ne hanno modificato totalmente le forme originarie.

Attualmente al suo interno ha sede l’Associazione culturale “Kailìa”, impegnata in lodevoli iniziative, tra cui serate studio, visite guidate e laboratori didattici, tutte finalizzate essenzialmente alla promozione e valorizzazione dell'antica Ceglie di cui ancora si conosce poco, e delle sue tante e preziose 'tracce' ritrovate nel tempo e, purtroppo, andate anche perse.

Di recente ha lanciato il progetto “Adotta la storia”, consistente nella riproduzione fedele di reperti archeologici di grande valore, affidata alle talentuose mani e alla meticolosità dei maestri ceramisti di Grottaglie, grazie anche ai finanziamenti di generosi mecenati, tra cittadini privati enti o associazioni, interessati a sostenere la riproduzione dei tantissimi oggetti sparsi nel mondo.

L’esposizione è stata inaugurata nel mese di dicembre ed è aperta al pubblico nella speranza di far conoscere e stimolare sempre di più l’interesse sugli studi di questa antichissima cittadina. Comprende 15 ceramiche e un bronzetto, ma molte altre sono le opere già realizzate pronte ad aggiungersi al “percorso museale”.


Nella foto, Giuseppe Laricchia, Presidente dell'Associazione culturale Kailìa. 




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