Per millenni la Basilicata è stata terra di transito tra Roma e l’Impero Bizantino, grazie ad una posizione strategica che, di contro, l’ha sempre esposta ad invasioni e saccheggi da parte di predoni vari. Nota anche come terra di rifugio per briganti, o delinquenti comuni, per lo più persone di umile estrazione sociale che combattevano una guerra civile e di ribellione agli ordinamenti imposti alle classi più povere. Una conseguenza legata ad un momento politico e di cambiamenti che hanno riguardato un po' da tutto il Meridione.
Una vita difficile, di assoluta povertà, di gente dimorate in luoghi freddi ed insalubri, grotte scavate nella roccia dette “sassi”.
Uno scenario denunciato dallo scrittore Carlo Levi nel suo noto libro “Cristo si è fermato ad Eboli”, che ebbe fine nel 1952 quando una legge nazionale speciale permise il trasferimento della popolazione nelle cittadine nascenti di La Martella, Picciano e Venusio. Chi l’avrebbe mai detto che i Sassi, da città fantasma di desolazione e degrado, sarebbero entrati a far parte dell’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità! Questi luoghi, emblema della povertà estrema, che diventano il fulcro della rinascita di un’intera comunità che ha saputo riscattare sé stessa e il suo difficile passato. La Basilicata oggi è, infatti, una delle mete turistiche più apprezzate, tra le più affascinanti d’Italia con molteplici piccoli borghi da scoprire, dall’indubbio interesse artistico e culturale, oltre che luoghi da set cinematografico ideale.
Piccolo gioiello della Basilicata, in provincia di Potenza, posto tra i fantastici boschi del Vulture, è Venosa, circondata da uno straordinario paesaggio rupestre. Una cittadina ricca di storia antica, fondata dai romani nell’anno 291 a.C. per il controllo della valle dell’Ofanto e della via Appia e, a seguire, fulcro del potere normanno nel periodo dell’alto medioevo.
Ricordata, spesso, come avamposto delle scorribande dei briganti che imperversavano tra i boschi del Vulture.
Passeggiando per le stradine del centro storico di questa cittadina raffinata ed elegante, dedicata alla Dea della Bellezza “Venere”, si viene catapultati in un periodo lontano e suggestionante. Oggi è una splendida cittadina, in cui il tempo scorre tra un passato e presente. Tutte le vie di accesso al borgo partono da Piazza Umberto e tutte, indistintamente, sono ricche di edifici e palazzi dove i particolari tra statue, blocchi di pietra e capitelli, parlano di storia e di cultura.
Il primo dei capolavori monumentali da visitare a Venosa è il Castello aragonese, circondato da un profondo fossato, ponte levatoio e possenti torri cilindriche. Fu edificato nel 1470 da Pirro del Balzo Orsini come edificio difensivo trasformato, in seguito, in residenza. Oggi ospita la Biblioteca Nazionale e l’Archivio Storico e il Museo Archeologico Nazionale.
Quest’ultimo, allestito nei sotterranei del castello, oltre a custodire reperti che vanno dal paleolitico all’età del bronzo, espone numerose lastre lapidee provenienti in gran parte dalle catacombe ebraiche, a testimonianza della presenza di detta comunità nel periodo alto-medievale. Il patrimonio artistico, nonché storico di Venosa, è particolarmente rappresentato dai numerosi edifici religiosi.
Di inestimabile valore sacro è l’Abbazia della Santissima Trinità posta all’ingresso di Venosa. D’epoca normanna, è un capolavoro di architettura benedettina, di stile monastico francese, composto da una vecchia chiesa realizzata su un tempio pagano dedicato a Imene, protettrice delle nozze, e ampliata con una nuova struttura religiosa rimasta poi “Incompiuta”, poiché alcuni dei lavori di ampliamento non furono mai completati per mancanza di fondi. L’ingresso si presenta in stile romanico e all’interno colpiscono una grande volta dalla indescrivibile bellezza, preziosi affreschi risalenti tra il XVI e XVII sec. e la Colonna dell’Amicizia, opera romana sormontata da un capitello bizantino. Attorno a quest’ultima si sono avvolte tantissime braccia e intrecciate tantissime leggende sull’amicizia eterna. In una delle quattro navate la Chiesa custodisce la tomba degli Altavilla, dove è sepolto anche Roberto il Guiscardo.
Non da meno sono la Cattedrale di Sant’Andrea Apostolo, consacrata solo nel 1531, dall’interessante campanile che culmina in una cuspide piramidale, la Chiesa di San Biagio e quella di San Domenico, con l’annesso Convento. Un monumento di particolare rilievo artistico è la Chiesa di San Filippo Neri, sita accanto al Castello Pirro del Balzo, decorata da fregi, volute, nicchie e pinnacoli. All’interno è conservato un dipinto di San Filippo Neri. Come il castello, anche l’antica Chiesa greca di S. Basilio venne commissionata dal duca Pirro del Balzo nel 1470, posta nel cuore della città.
Tra i tanti Palazzi storici di Venosa si distingue il seicentesco Palazzo Calvino sede degli Uffici comunali che, nel corso dei secoli, ha subito una serie di interventi che hanno dato origine all’attuale struttura. Il Palazzo dei Balì, edificato nel XV sec., è stato restaurato dal Balì dei Cavalieri di Malta. La storia racconta del diritto d’asilo con immunità di cui si godeva all’interno di quest’ultimo, privilegio abolito poi dai francesi. Venosa rivela ancora tanta storia e bellezza attraverso il Palazzo del Capitanato, il Palazzo De Luca, l Palazzo Sant’Angelo e altri.
Altro tesoro nel cuore del borgo che incanta è la Fontana di Messere Oto, dalla particolare vasca quadrata utilizzata un tempo come lavatoio pubblico. Non da meno è la Fontana Angioina, posta nei pressi del castello, impreziosita da due leoni in pietra posti alle estremità. Interessante, è ricordare che Venosa dette, nel 65 a.C., i natali al celebre poeta latino Quinto Orazio Flacco.
E’ ancora esistente la residenza dove il poeta trascorse la sua adolescenza con suo padre, un contadino liberto, con il quale si trasferì a Roma per completare i suoi studi, che terminò poi ad Atene. Il suo motto indimenticabile “Carpe diem” viene utilizzato ancor’oggi, per invogliare gli uomini a cogliere l’attimo e ogni opportunità della vita. Testimonianza dell’antichissima storia di Venosa è il vicino Parco archeologico che racchiude i resti dell’antica colonia latina, nella località di S. Rocco. Gli elementi più interessanti del parco sono i resti delle terme e l’anfiteatro con una capienza di circa diecimila spettatori. Sono visibili anche domus private con preziosi mosaici.
Non poco distante dal centro abitato di Venosa, nell’area extraurbana della collina della Maddalena, è presente un complesso sepolcrale costruito dalla comunità ebraica paleocristiana venosina. E’ un’importante testimonianza di valore storico per la presenza di tale folta comunità nell’Italia meridionale e del forte culto dei morti, tra i secoli IV e VI d.C. Le catacombe si presentano come una rete di cunicoli sotterranei organizzati in tre corridoi principali occupati da piccole nicchie e loculi. E’ possibile effettuare delle visite contattando il Museo Archeologico Nazionale o la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio della Basilicata. Visitare Venosa è anche fare un viaggio attraverso le antiche tradizioni locali e i festeggiamenti religiosi, nelle cui giornate si contano una grande quantità di turisti.
Anche se il principale patrono di Venosa è San Felice di Thibiuca, la devozione popolare è particolarmente legata al cooprotettore San Rocco la cui festa si celebra il 16 agosto. Venosa basa da sempre la sua principale economia sulla agricoltura e l’artigianato ma, già dagli anni Ottanta, il territorio ha conosciuto un costante sviluppo nel settore secondario e terziario, con l’insediamento di numerose imprese. Negli ultimi decenni è anche meta di turisti che si recano a visitare soprattutto il parco archeologico e la casa di Orazio.
Venosa è nota per le “Cantine”, tra le più rinomate aziende vinicole del Mezzogiorno nella produzione del famoso vino Aglianico del Vulture Doc, grazie al suo territorio e il connubio perfetto tra un terreno di origine vulcanica e fortunata esposizione climatica delle dolci colline di Venosa.
Evelina Giordano
Giornalista/Pubblicista
Blog “Ovunque Puglia”