La Puglia è anche patrimonio culturale e artistico. Lo conferma la storia dei suoi numerosi Teatri e quei tanti spazi votati alla creatività e alle iniziative che abbracciano le arti, nella bellezza di un dialogo senza confini. In questo periodo il “Teatro” è un luogo, costretto a rimanere, spento e silenzioso, privo del suo pubblico amico e sensibile alla bellezza dell’arte e della cultura. Ma non potrà durare per sempre, e questo straordinario patrimonio ritornerà a vivere e a colmare i tanti vuoti dolorosi.
Il Teatro Margherita è uno dei teatri storici della città di Bari, dalla lunga storia. Un “teatro” originariamente galleggiante sul mare, oggi protagonista di eventi e mostre di interesse internazionale, che è stato riaperto nel 2018 dopo un periodo di restauro che gli ha donato un nuovo volto, quello di “museo di arte contemporanea”.
La sua inaugurazione, avvenuta il 6 dicembre 2018, ha visto la mostra multimediale “Van Gogh – alive the experience”, curata dal critico Giancarlo Bonomo, visitata da circa 95 mila persone nell’arco di cinque mesi fino ad aprile 2019. La sua esistenza non è stata priva di peripezie, anzi direi che, al tempo stesso, è stata molto travagliata ed affascinante.
Partendo dalle origini, la sua storia parte il 5 settembre del 1910 quando venne inaugurato il primo Teatro, il “Varietà Margherita”, una struttura in legno la cui vita, però, fu abbastanza breve. All’alba del luglio 1911, infatti, il teatro fu raso al suolo da un violento incendio che lo distrusse nel giro di un’ora e le cui cause, di cui non si esclude il dolo, non sono state mai perfettamente chiarite. Non tardò una nuova ricostruzione, tra il 1912 e il 1914, che vide una struttura realizzata su pilastri fondati nel mare, nell’ansa del vecchio porto per eludere, furbescamente ed ingegnosamente, il patto siglato tra il Comune di Bari e la famiglia Petruzzelli secondo il quale l’Amministrazione s’impegnava a non realizzare altri teatri sul suolo comunale, oltre il Piccinni, ad eccezione di costruzioni sul mare. Il progetto fu affidato a Francesco De Giglio per conto della Società Anonima Pubblici Divertimenti Orfeo di Bari, in collaborazione con Luigi Santarella.
Si trattava del primo edificio realizzato a Bari in cemento armato, e unico in Europa per la particolare costruzione su palafitte. Essendo interamente circondato dall’acqua, il teatro era collegato alla terraferma da un pontile, e non poteva essere certamente contestato legalmente. Questa escamotage comunque dette vita a critiche, abbastanza violente, soprattutto da parte di imprenditori locali, che presentarono un progetto simile senza ottenere l’autorizzazione. Anche lo stesso Perotti espresse la sua dura critica, affermando che chiudere alla vista il lungomare di Bari per edificare il Teatro Margherita fosse una "criminosa follia". Dalla cupola ottagonale con lucernario di chiusura ricoperto di rame, tra torri, pinnacoli e finestre in perfetto stile liberty, il teatro fu eretto in breve tempo come su una sorta di palafitta, pilastri nello specchio d’acqua posto all’incrocio tra il lungomare, nei pressi del “giardino Margherita” che dette il nome al teatro, Corso Vittorio Emanuele e Corso Cavour. Il Margherita per anni assolse le funzioni di contenitore di eventi culturali, che comprendevano anche esposizioni artistiche.
Nella seconda metà degli anni ’20 al di sotto del Teatro, venne inaugurato il Circolo della Vela che comportò una colmata del lungomare trasformando l’aspetto primario di costruzione sospesa sull’acqua, e isolandolo dal mare.
La II^ guerra mondiale e gli eventi bellici tra il 1943 e il 1945, tra cui il bombardamento nel porto, provocarono numerosi danneggiamenti alla struttura, peggiorati anche dalla occupazione da parte degli alleati americani presenti nella città di Bari che pensarono bene di trasformarlo in un club, il “Garrison Theatre”, per il trattenimento e lo svago delle truppe. Nel 1946, a seguito di una ristrutturazione il teatro assunse la sola funzione di Cinema fino al 1979, momento in cui l’immobile rientrò nella disponibilità del Demanio marittimo. Nel 1980, probabilmente a causa degli onerosi costi e della scarsa produttività, l'edificio è stato chiuso, ma anche per permettere in un secondo momento lavori di restauri, cominciati negli anni a seguire in modo alquanto lento.
Il Teatro è stato soggetto ad un importante restauro statico, oltre che delle facciate esterne anche di tutti gli elementi decorativi dell’apparato del foyer, tra cui ghirlande, festoni, mascheroni e fiocchi stilizzati che si alternano a stemmi e putti. I lavori sono durati fino al 2009. L'intenzione della Amministrazione comunale barese era di riportare in vita la struttura con l’antica funzione di Teatro, ma la mancanza di fondi ha portato a convertirlo in plesso museale di arti contemporanee del capoluogo pugliese, il “BAC”.
Negli anni a venire dovrebbero seguire ancora i lavori al piano terra ed il primo piano dove saranno probabilmente realizzati servizi e un'area bar/ristorante, a cui si dovrebbe accedere sia dall'interno del foyer che dall'esterno. Penso sia stato realizzato un sogno, quello di vedere restituito alla cittadinanza uno degli edifici simbolo della cultura e della storia di Bari. Attualmente il Teatro Margherita ospita installazioni e mostre contemporanee, ma ci auguriamo che ben presto ritorni a vivere come “Teatro” e quindi con la realizzazione di eventi teatrali, di danza e di musica, e di spettacoli dal vivo, in modo da incrementare l’offerta culturale della città di Bari.